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La
doppia sfiducia Renzi ringrazia e si prepara
all’autunno Non
soddisfatti della legnata presa al referendum, dove tutti insieme sono
riusciti a mobilitare circa il 30 per certo dell’elettorato, i partiti
dell’opposizione presentano una doppia mozione di sfiducia contro il governo.
Niente di particolare, il premier ha persino detto di essere affezionato alle
mozioni di sfiducia, se non fosse che il movimento 5 stelle voterà per quella
presentata da Lega e Forza Italia e viceversa, nonostante le due mozioni
siano praticamente incompatibili fra loro. Se mai avvenisse che Renzi dovesse
cadere, possiamo pacificamente escluderlo, avremmo il governo Grillo, Salvini,
Brunetta pronto al suo posto, uno spettacolo solo a vederlo. Verrebbe da
chiedersi, perché non si riesce a fare un’opposizione a Renzi di un qualche
senso compiuto. La domanda è lecita perché oramai Renzi sembra, lo notava
Massimo Cacciari ospite al tg3, il nuovo Berlusconi, contro cui si va alla
mobilitazione generale sempre e comunque. Solo che proprio in questo modo
Berlusconi è durato vent’anni e Renzi ne durerà per lo meno quaranta. Sulle
piattaforme il premier ed il governo avevano ragione, scelta una linea di
politica economica ed industriale, non la si mette in discussione perché 9
Regioni e un gruppo di ambientalisti sono contrari. La democrazia in Italia
non è referendaria, grazie ai nostri padri costituenti, si esercita
attraverso il governo ed il parlamento e se il referendum abrogativo è
ammissibile occorre un quorum, senza raggiungere il quale abbiamo solo fatto
perdere del tempo e dei soldi alla nazione, lo stesso tempo e soldi che ora
le opposizioni faranno perdere al parlamento. Di questo passo Renzi potrebbe
dire un sciocchezza dietro l’altra, tanto le opposizioni la fanno più grossa.
Solo che Renzi, se ne converrà, non è proprio lo sciocco che dipinge Crozza.
E’ pur sempre uno che ha sbaragliato in un colpo solo tutta la nomenclatura
del vecchio Pd, cosa che nemmeno Berlusconi era mai riuscito a fare. Il
governatore della Puglia Emiliano è convinto che i 12 milioni di voti al
referendum sulle piattaforme siano la grande macchina da guerra che metterà
in ginocchio Renzi sul referendum di ottobre. Vi sarebbe da dubitarne, perché
la riforma Costituzionale non è solo l’abolizione dl bicameralismo perfetto,
che pure tutti i partiti da sinistra a destra, incluso il Pri ovviamente,
hanno sostenuto dal 1996 in avanti. La riforma risolve anche il problema
della legislazione concorrente, che intasa i Tar dal 2000 a causa della
riscrittura del titolo V per opera del governo Amato. La riforma Renzi lima
le unghie ai Governatori e alle Regioni che francamente sono forse cresciute
un po’ troppo per lo meno in termini di costi pubblici. Quando i cittadini si
accorgeranno che la semplificazione dello Stato passa per l’abolizione delle
province e la restrizione dei privilegi alle Regioni, sarà difficile che un
fronte del no tanto sconclusionato, recuperi la forza che non ha saputo
mostrare finora. Per cui inutile farsi illusioni sull’imminente fine di Renzi
e del suo governo. Roma, 19
aprile 2016 |
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